Classifica finale OTTOTTAVE 2016

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Ottottave 2016, IX edizione

Classifica Finale
i nomi dei vincitori

tutti i componimenti premiati durante la serata di sabato 17 Settembre presso la Biblioteca delle Oblate di Firenze

Riunito nell’ex convento delle Oblate, in firenze, la sera del 17 settembre 2016, abbiamo letto le otto ottave dei finalisti del concorso di quest’anno. I poeti Chechi, Betti e Rustici hanno integrato la lettura dei concorrenti con ottave a loro dedicate e con improvvisazioni suggerite dal pubblico. La serata è stata piacevolissima, aveva da poco piovuto, l’aria era fresca e tutto parlava di autunno. La cupola del duomo galleggiava alla nostra destra, ascoltandoci incuriosita.

La giuria era composta da Riondino, Bonechi e Rustici: Bonechi assente giustificato per impegni lavorativi. I premi, come annunciato, erano potentemente simbolici.Pubblichiamo dunque nomi, premi, e componimenti dei vincitori di primo secondo e terzo premio.
Faremo in questi mesi il punto della situazione, cercheremo risorse, e ci terremo aggiornati. Grazie intanto a tutti per l’attenzione, la costanza, la passione.

Il tema di quest’anno era “La Ragazza, il guerriero e il santo

Primo Premio
Alfredo Cenni

Per la chiarezza del disegno, l’economia nella distribuzione tra stanze e figure, il senso della misura del racconto, e per l’originalità della ambientazione e dei personaggi. L’ottava si rivela qui lo strumento efficace per un racconto contemporaneo, dimostrando di poter esistere anche senza citazioni arcaicizzanti.

Essendo il paese di El Dorado fatto di palazzi d’oro e di strade lastricate di diamanti e smeraldi, non ritenendo di dover toccare la proprietà privata di chi ci dorme al momento,  concediamo al vincitore solo l’uso del segmento di città compreso tra via del Gatto Nero e via del Gatto Bianco. Sono cento metri di strada detta via del Gatto Bigio, naturalmente lastricata di diamanti. Il premiato potrà fare  dei suddetti l’uso che vuole. Ci teniamo a precisare che i diamanti, una volta delastricati dalla strada, riappaiono ogni sei mesi, mentre gli smeraldi ogni anno. La strada si apre dove finisce la città, sull’amena veduta del Lago Pallido. Nel quale chi si bagna mantiene l’eterna giovinezza. Non tutti, ma solo quelli che si sono classificati a concorsi importanti. Come questo, naturalmente.

Leggi la poesia

Un tavolo rotondo, luci spente,
le mani a cerchio ed in catena unite,
d’un tratto s’udì battere, veemente,
un colpo da penombre indefinite
e apparve, poco più che evanescente,
di giovinetta una figura mite,
ma con il mitra e l’uniforme indosso
e al collo un largo fazzoletto rosso.

“Della mia sorte – disse – forse posso
parlarvi lesta in meno che un minuto,
furor di Popolo il mio cuore ha mosso
quando la Libertà implorò un aiuto,
fui coi Compagni opposta ad un colosso
e contro i dittatori ho combattuto,
ma insieme alla tortura dei maiali
trascorsi l’ultimo dei miei Natali….”

Un gemito seguì e in un batter d’ali
svanì come falena, silenziosa,
quasi a esaurire l’eco dei suoi mali
in quella resistenza coraggiosa,
e subito da orridi abissali
suonò di nuovo un colpo e misteriosa
parlò muliebre un’altra apparizione,
stretta nel cappio dell’impiccagione.

“Vesto come di donna a imitazione,
ma il mio crudele padre, generale,
bramava che per gloria e tradizione
portassi una divisa da ufficiale…
Lo feci, ma scoprì la mia pulsione
e il suo dileggio diventò mortale,
così non ebbe un figlio per guerriero,
ebbe un suicida ciondolante a un pero…”

Sparito anch’egli come spento un cero,
un terzo colpo sordo rimbombò,
quindi si fece avanti spettro altero
col cerchio d’oro in testa e s’arrestò.
Dentro una teca, tra le mani, fiero,
la lingua sua estirpata ci mostrò,
mozzata ai tempi bui di Diocleziano
da un empio centurione pretoriano.

“Son Santo” disse “e non lo sono invano,
recisa la mia lingua, ancor parlai
e per tale prodigio soprumano
la santità del Ciel mi meritai…”
E poi anch’egli svaporò, lontano,
dissolversi, nel vuoto, lo mirai,
la seduta spiritica finì
né più né men diverso da così.

Allora mi svegliai e lì per lì,
di questo sogno come spesso avviene,
la significazione mi sfuggì,
violente mi pulsarono le vene…
Ma il mio intelletto dopo un po’ capì
che cosa avesse indotto quelle scene,
un tema dato per rimar d’ottava
che questa via maestra m’indicava:

sacro il poeta la cui penna scava
nell’innocenza che s’immola a idea,
che issando fiori dove scorre lava
dei pregiudizi sfida la marea,
la cui parola di nessuno è schiava
e nella lingua ha ogni panacea,
e se il tiranno prova ad estirparla
più forte ai cuori di chi lotta parla.

 

Secondo Premio
Simone Luschi

Per la qualità della scrittura, che utilizza le risorse ritmiche e lessicali dell’Ottava in un quadro che cita, rendendole molto vitali, le formule di letteratura cavalleresca che nell’Ottava hanno abitato da sempre. Cinture di castità, armi, destrieri  e frati si incontrano felicemente in questo antico castello.

L’isola di Atlantide è piena di foreste, castelli, fiumi popolati di pesci ottimi da gustare e alberi da frutta rinomati per le palpitanti polpe dei pomi. Il premio assegna Quattro dei trecentocinquantasette castelli di Atlantide, ivi compresi i guadagni dei commerci dei suddetti, mentre la facoltà di abitare gli immobili è lasciata agli attuali inquilini, per non dare la sensazione di essere invadenti. Ma i proventi dei commerci di questi castelli verranno spediti all’indirizzo fiscale del vincitore: saranno recapitati in sogno ogni 16 di gennaio da un carro alato, trasportato da asini volanti. I quattro Castelli producono nell’ordine: due tonnellate l’anno di Mele Magiche per incantesimi (mangiandone una si esprime un desiderio che si avvera)  idem di Fragole Afrodisiache (per se o per altri) idem di Liquirizia che produce sogni mirabili (per se o per altri) idem di normalissima Paglia, casomai uno ne avesse bisogno. (Ogni dieci balle di paglia, una balla è composta di paglia d’oro. )

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Partirono, sentito Papa Urbano,
per la crociata santa dei pezzenti:
la croce in petto e l’alabarda in mano,
riscattan peccatori e penitenti
Jerusalem dal maglio del Corano.
La fede addorme principi e altre genti:
è questo, perlomen, che si racconta
senza de’ morti veri far la conta.

Il bardo intanto al poggio già s’appronta
insieme al nunzio del regno papale
in piazza, mentre il sol ch’ormai tramonta
cornice fa all’annuncio ormai ufficiale.
Giselda molla grembio e battilonta
ritorna il campion suo, fante imperiale.
La cinse a ferro il giorno del distacco:
s’avvisi il fabbro, e pronti col saracco!

“Quando al castello d’altri si dà scacco
il fante è sempre il primo a farne spese –
malnato il saracino gran vigliacco –
non voglio più saper di Cristi e chiese
e cotte e magli scudi e battitacco:
le voglie cresi morte, ma ènno accese.
E zecche e pulci e vita migragnosa,
ma è il bel momento giunto: vieni, sposa!

“Al tempo! Un tempo c’è per ogni cosa!” –
irruppe il monacon sant’officiante –
“Il mondar l’alma, ancor ch’è ardimentosa
è grato onore d’ogni salmodiante;
la Madonnina misericordiosa
ringrazia in ginocchioni, o sacripante!
Sol questa, vil marrano farabutto,
è salvazion dell’Ade dal gran flutto!”

“Allora, padre santo, innanzitutto
il cane non va messo alla salita:
per mesi e mesi pugno ed, ex abrupto,
ritorno e sentinella c’è accanita?
La sete mi levaste col prosciutto
e, se anche redenzion fu garantita,
si va per Terre Sante, sì, conviene,
ma torno e corro al talamo, vabbène?”

“Sapessi, o dolce amore, le novène!
Sapessi, o mio promesso, quanti santi,
mentre prendevi in terre saracene
pidocchi, pulci, tonfi, schiaffi e schianti
pregammo resistessi alle sirene,
tornassi sol tu vivo tra que’ tanti:
sapessi quante sere, col santone,
pregammo al focarile o in processione…”

“Eh, certo ch’è una gran soddisfazione
saper che rischi il collo, mentre a casa…
Ma fammi un po’ vedere: e quel pancione?
lo spirito ch’è santo t’ha pervasa
o sei da quattro mesi in gestazione?
Da almeno sette lune ‘un si rincasa!
Mi sa che il monacon, per dir così,
sia invero santo no, ma padre sì!”

“Ma no, fu sol preghiera, è tutto qui!
L’inverno poi è lungo e venne intorno
il sarto, il cuoco e il fabbro che m’aprì –
lo scrigno mi si fece disadorno –
poi il messo, l’oste, l’orbo e ne fruì
tre preti e un cardinale per contorno”.
E Nello, in questo svolazzar di brache,
più corna ha d’una cesta di lumache.

 

Terzo Premio
Angela Sgamma

Per il modo in cui rinnova la letteratura fine ottocentesca del racconto in versi dei crimini di passione, degli ingannatori, delle ragazze sedotte ed aggredite. Una cronaca nera che l’ottava dei libretti dei cantastorie raccontava spesso, e continua oggi a raccontare.

Il Paese di Cuccagna, come è noto, è un paese molto amato dai poeti in Ottava. Il premio consiste in un libero accesso nel suddetto Paese, alla montagna di maccheroni, per il vincitore e sei accompagnatori, tutti i venerdì dei mesi di febbraio marzo e maggio. Gli altri giorni purtroppo sono occupati da vincitori di altri concorsi, presenti passati e futuri. Nel premio è compresa la sosta all’Osteria dei Lussuriosi, dove succede tutto quello che si può immaginare e anche di più; di un accesso alla Fontana del Vino e del Miele, con la possibilità di riempirne dieci damigiane ad ogni visita. È altresì possibile portare via dei Prosciutti per quanti ne entrino nei portabagagli delle carrozze, e rivenderli al prezzo che si ritiene opportuno.

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Fuori la discoteca, con gli amici,
Giovanna è pronta a entrare nel locale.
Si atteggia un poco, come fan le attrici,
ignara che c’è intorno tanto male.
Alla sua età si deve esser felici,
e questa è un’occasione eccezionale.
E’ lì per festeggiare i suoi vent’anni,
e divertirsi, senza darsi affanni.

Da un giorno all’altro ha smesso i vecchi panni,
sentendosi ormai grande ed importante,
e non si accorge dei meschini inganni,
orditi contro lei da quel furfante.
Un uomo grande, intorno ai quarant’anni,
che la farà sentire interessante.
Pelle abbronzata, col cappello nero,
nell’ambiente lo chiamano “Il Guerriero”.

Lo sguardo accattivante, bello e fiero,
incanta la “ragazza” e la stupisce.
Il modo persuasivo, dolce e austero,
lei sottomessa, ascolta ed annuisce.
Vede in quel dongiovanni un uomo vero
che l’ha colpita al cuore, e si invaghisce.
Sogna di abbandonarsi all’avventura,
e godersi ogni istante, finché dura.

Ogni suo poro sprizza gioia pura,
e vede il mondo con gli occhiali rosa,
però all’ingresso nella sala oscura,
prova disagio e freme timorosa.
Tra il buio ed il frastuono ha un po’ paura,
ma non vuole apparirgli troppo ansiosa.
Lo segue senza opporre resistenza,
scordando i suoi timori e la prudenza.

I suoi amici notano l’assenza
e subito si apprestano a cercarla.
Gridano il nome suo, con insistenza,
guardando ovunque, senza mai trovarla.
Poco distante intanto, l’indecenza,
e non c’è alcuno che potrà salvarla.
Lacrime amare versa disperata,
dopo che il mostro infame l’ha violata.

Tra pianto e sangue viene ritrovata
vicino ai bagni della discoteca,
con i vestiti laceri, scioccata,
e i denti stretti per la rabbia cieca.
Un suo coetaneo, che l’ha sempre amata,
batte la testa al muro e intanto impreca.
Si sente responsabile e impotente,
di fronte a quella scena deprimente.

L’ira furiosa offusca la sua mente,
giura vendetta,cerca il malfattore.
Si batte con coraggio, arditamente,
con l’anima che geme di dolore.
Spunta una lunga lama, ed un fendente,
buca il torace e arriva dritto al cuore.
Gli occhi sgranati, il corpo senza vita,
ed il ragazzo ha perso la partita.

La lotta col “Guerriero” è già finita,
giace il suo corpo a terra inanimato.
Scivola ogni speranza tra le dita,
provare tanto amor, fu il suo peccato.
Giovanna resterà per sempre unita,
al suo ricordo ed all’avverso fato.
Morì il ragazzo senza alcun rimpianto,
ed ora è in cielo. E’ diventato “Santo”!