Decima e Sud America
Cari amici dell’Ottava,
torniamo a parlare di improvvisazione, di decima e di Latino America. Proviamo a proporre una piccola storia della diffusione della poesia di improvvisazione nel sud del continente americano, seguendo un’opera importante di Alexis Diaz Pimienta : Teoría de la Improvisación Poética [1]
Come si ascolta in Juglares de América, già Nicomedes Santa Cruz si domandò se fossero esistiti dei trovatori indigeni nelle culture precolombiane nel Nuovo Mondo. La risposta fu positiva: si hanno testimonianze di trovatori aztechi chiamati cuycapicque o “compositori di canto” che componevano in lingua nahuatl; ma anche degli amautas, i corrispettivi dell’impero Inca che cantavano in quechua (Santa Cruz 2004: 197)[2].
Successivamente, con la conquista militare e religiosa dell’America da parte dell’impero spagnolo, seguirono il dominio e l’imposizione linguistica e culturale della nazione europea: soldati, marinai, contadini, artigiani, ecc. si spostarono in massa portando con sé i canti e le tonadas (villanelas, villancicos, cantares, coplas e romances), patrimonio melodico-musicale della penisola iberica; tra cui la coltivazione della poesia orale improvvisata in America e in particolare della decima improvvisata.
Essa nasce da anni di studio della copla reale, strofa di dieci versi in cui la distribuzione delle rime era libera scelta dell’autore. Questa potrebbe considerarsi la base e il punto di partenza per che l’anno 1951 (un secolo dopo l’arrivo spagnolo in America) il poeta rondegno Vicente Martìnez Espinel pubblicasse Diversas rimas, il quale fissò la struttura della decima che useranno gli improvvisatori iberoamericani.
Come abbiamo già accennato in articoli precedenti, il primo che esaltò questa struttura fu Lope de Vega, che fu usato nel teatro e nelle sue opere letterarie; così come Calderón de la Barca, de Quevedo che la porteranno a essere fondamentale del Siglo de Oro e a oltrepassare l’Atlantico.
Secondo Lemus (2001: 181), l’espansione geografica della decima ha seguito la seguente diffusione
- zona 1: Spagna peninsulare e le Isole Canarie;
- zona 2: Portogallo peninsulare e arcipelago delle Azorre;
- zona 3: Caraibi e Florida
- zona 4: Messico e Stati Uniti sud-orientali
- zona 5: Costa del Pacifico
- zona 6: Cono meridionale dell’America
- zona 7: Nord-est del Brasile[3].
Nel secolo XVII, la decima diventa forma popolare e colta nell’America Latina.
Bella la poesia del Indio Naborì, quasi un inno alla decima per i repentisti cubani:
Viajera peninsular
cómo te has aplatanado, qué sintote enamorado te dio cita en el palmar. Dejaste viña y pomar soñando caña y café. Y tu alma española fue canción de arado y guataca cuando al vaivén de una hamaca te diste al Cucalambé. |
Viaggiatrice peninsulare
come ti sei impigrita, perché beffardo innamorato ti diede appuntamento nel palmeto. Lasciasti la vigna e il frutteto sognando la canna e il caffè. E la tua anima spagnola fu canzone di aratro e guataca[4] quando al dondolio di un’amaca ti desti al cucalambe. |
[1] Scripta Manent, Almería, 2014.
[2] Santa Cruz, N. [Sana Cruz Castillo, eds.] (2004), Obras Completas II. Investigación (1958-1991). Libro in rete.
[3] López Lemus, V. (2001), De sí mismo. (Poesía). Editorial San Lope, Las Tunas, La Habana 2001.
[4] Piccola zappa