Ottottave 2010: Risultati concorso

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La Giuria del Concorso di scrittura poetica “Ottottave 2010” è lieta di comunicare i nomi dei vincitori.
Tema del concorso: “Bugie e verità”

Primo classificato ex aequo - Cesare Marcelli

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Come su un’onda alla risacca avvezza,
si compie del bugiardo il ministero
nel guadagnar quel tanto di lunghezza
per poi svanir senza lasciar mistero,
sicuro che gli spetti la salvezza
sull’erta che conduce al cimitero,
ma l’uomo che mendace abbraccia il cielo
da lupo tiene il vizio e lascia il pelo.

Furtiva la menzogna tesse un velo
che cela agli occhi quel che vede il cuore
e come il fiore ritto sullo stelo,
passato il lieto caldo ammaliatore,
nella corolla langue al primo gelo,
così la fola strugge il suo vigore,
quando la verità col suo portento
ne mostra repentino il cedimento.

L’epilogo felice è un raro evento,
sovente si confondono i profili.
E quale è il vero e quale il falso argento,
se d’entrambi rilucono i monili?
Nessuno ha il dono del discernimento,
nessuno può veder chi muove i fili.
Attori o spettatori abbiamo un ruolo,
non c’è una verità se non c’è il dolo.

La verità ha il sembiante d’un crogiolo
e più sono i metalli che esso fonde,
minore è il lor valor per l’armaiolo,
poiché se il puro acciaio si confonde,
la ruggine germoglia al primo scolo;
del pari in preda a chiose invereconde,
s’ottundono i rilievi del verace
e il mondo che era in guerra adesso è in pace.

Così la verità che occulta giace,
non è che una bugia d’abburattare.
È il frutto del setaccio più tenace
e porta la coscienza a frantumare
quella viltà temprata alla fornace
dell’egoismo e del prevaricare.
Nel passionario del volere umano
è la virtù del buon samaritano.

Accade, tuttavia, che a lungo e invano
quel crivellar consumi anche la fede,
la crusca non si forma perché il grano
è quello di chi mente e non s’avvede,
ma gode a rivoltare nel pantano
color che son d’intralcio alla mercede.
Costui nel suo contegno dissoluto
è l’uomo che pur l’anima ha venduto.

Talvolta il mentitore suona il liuto
e plagia in armonia d’accordi e note
l’ascoltatore ignaro e sprovveduto,
ma ben fornito di profitto e dote
e quando di buon vino l’ha imbevuto,
finché di sangue tinte abbia le gote,
riscuote gli interessi e il capitale,
lasciandolo a cercarsi una morale.

Dovessimo guardare solo il male
e il bene di riflesso nel contrasto,
cadremmo in un errore madornale,
tacendo ciò che poi così nefasto
non è più che una burla a carnevale;
esiste un campionario ben più vasto
che non è verità e non è bugia
ma è il frutto di emozioni e fantasia.

Primo classificato ex aequo - Massimo Trapletti

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Le bugie hanno le gambe corte
O cribbio, ma lo sai che son carino?
Mi guardo e dico: “Tò, che bell’ometto!”
C’ho un fisico che sembro un damerino
e un portamento fier – che dico? eretto!
(scusate se mi scappa un sorrisino
ma via! sapete quanto son maschietto).
Potrei giocare a rugby da trequarti
o funger da modello ai grandi sarti

Ricordi? Mi comprasti per specchiarti
perché non ti fidavi dei dacché.
E allora posso solo rimandarti
l’immagine d’un uomo un po’ bigné:
tarchiato, senza collo, corti gli arti,
la pelle vizza come un pancarré.
Da te nemmeno il più abile demonio
potrebbe mai cavare un marcantonio.

Intatto sono come un ‘fior di conio’,
la fulgida criniera offerta al vento.
Io presto avrò il mio terzo matrimonio
perché nel letto sfodero un portento,
la spada d’un Aiace Telamonio,
vigore natural cento per cento.
Se occorre, tutta notte so duellare:
chi prova, senza me non può più stare!

Non è che io ti voglia sputtanare
ma sappi che nel mentre ti aggrovigli
con le donnine dentro il lupanare
in me si specchian biechi i lor cipigli
(seppure a te decantano l’affare),
le smorfie che soppiantan gli sbadigli.
E guardano ridendo la peluria
dipinta coi colori dell’ingiuria.

La gente dalla Puglia alla Liguria
mi ama perché son per tutti quanti
emblema di successo e di lussuria.
Le folle mi si estasiano osannanti:
“Tu ricco porrai fine alla penuria:
avremo pane ed escort tutti quanti!”
Io sono Gesù Cristo che risorto
in Terra il Paradiso a tutti porto!

Rifletter senza essere contorto
è il mio destino, io non conto balle.
Il popolo ha il riflesso invece corto
non vede quanto accade alle sue spalle.
Tu dici: “Sì alla vita, no all’aborto!”
e lui, che nel cervello ha le farfalle,
non scorge dal riflesso dei tuoi occhi
che tu con questo slogan lo infinocchi.

Io l’ amo questo popolo di allocchi.
Che bello, una bugia, una verità!
A tutti ho regalato un paraocchi
Che ne incrementi l’asininità
E intorno a me ho una corte di pinocchi
Dal naso gocciolanti falsità.
E’ vero quel che dico mentre l’ dico
Per un nanosecondo il rospo è fico.

La mezza verità ha un sapore antico
Ma tu sei l’uomo dell’innovazione
Di tutti mi dichiaro grande amico
Sei Silvian, Re di manipolazione
Invidio Putin, zar ma bolscevico
Ti sei messo in saccoccia la nazione.
Lo specchio sentenziò, conciso e crudo:
“Per quanto il re s’abbigli, è sempre nudo.”

Secondo classificato - Stefano Cincinelli

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A mezzanotte risuonò un crepente
di temporale che le orecchie offese,
e via fece fuggire la corrente.
Perciò Luciano dal cassetto prese
un candeliere e con l’occhio dormiente
per fare lume lo stoppino accese;
trovandosi davanti il figlioletto
che rotolato in terra era dal letto.

«Babbo» disse il bimbo «tienimi stretto,
la paura dormire non mi fa’»
poi vide in mano al genitor l’oggetto
che forte gli destò curiosità
«Babbo» disse «cos’è quest’affaretto?
che non mi par d’averlo visto già»
e per colpirlo nella fantasia
«Questo» rispose il babbo «è una bugia»

«Mi prendi in giro che la mamma mia
dice che la bugia è una brutta cosa
e questo brutto non mi par che sia
ha pure un piatto a petali di rosa»
«E’ vero!» disse il babbo «tuttavia
col tempo imparerai che scivolosa
questione sia capir quand’è più onesto
il falso dire o il ver sia più o men chiesto.

Perciò te ne farò un esempio presto:
Giuda Iscariota dietro pagamento
disse ai soldati “Gesù Cristo è questo”
affermò il vero, ma fu tradimento
e ascolta questo ambiguo contesto:
cogliere un affamato nel momento
che dice con in man quel che ha rubato
“non mia è la colpa anche se io son stato”

Ma l’argomento assai più delicato
è quando verità è tanto nascosta
da fare l’uom cercandola affannato
e ancor lungi dal dunque ella si sposta;
privo così di un saldo risultato
egli ha redatto infine per risposta
un compromesso che si chiama fede
che è verità ma sol se ci si crede.

Or verità e bugia hanno a volte, il piede,
entrambe dentro uno stivale stesso
per cui ove l’una và anche l’altra incede
per ciò succede di imbrogliarsi spesso;
ma è solo il ver che la giustizia chiede
quindi quando urge in un legal processo
giungere a verosimil soluzione
van bugia e ver nel capro d’espiazione.»

Dorme ora il bimbo e messol nel lettone
lo guarda il babbo e a un altro pensier sale:
«Ma pensa se mancasse la finzione
della befana o di Babbo Natale
pensa se ci mancasse l’illusione
di liberare il mondo da ogni male
che benché sia palesemente invera
sostiene il batter d’ogni cuor che spera.»

«Dormi tranquillo, anima leggera,
che la bugia di un bimbo è cosa bella
verso una verità cruenta e fera
che troppa umana dignità cancella.»
Così pensò e commossa anche la cera
soffiò e volò nel buio la fiammella
cedendo poi a Morfeo che gli occhi cuce
rise: «anche una bugia sostien la luce.»

Terzo classificato - Ennio De Santis

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Bugie e verità qui sono insieme
a chiedere di loro il mio parere.
Ci sono le bugie che ognuno teme,
le bugie che sostengono il potere
e quelle di conforto per chi geme,
quelle in difesa prima di cadere.
Ci sono quelle buone e quelle rie,
tutte quelle degli altri e quelle mie.

Di verità confuse alle bugie
qualcuna se ne trova illuminante.
Ma se è quella che desta gelosie
diventa l’elemento scatenante
doglie, misfatti, tragiche follie,
scoprire che la moglie ci ha l’amante.
Ieri dietro un cespuglio ho inteso questo
discorso che ora faccio manifesto:

“Mi hai seguito fin qui! Ti strozzo, Ernesto,.
Vattene! Ormai di te nulla m’importa.
Ho lui. Va’ via. Non vedi? Fuggi e presto,
la mia presenza più non ti sopporta,
scappa prima che faccia un brutto gesto.
Che tu mi pedinavi mi ero accorta”.
Ed Ernesto:”Lo sbrano quel bastardo.
Ed anche il cuore tuo, falso e bugiardo”.

Questa è una verità peggio di un cardo
con mille spine che ti buca il cuore,
che torvo il volto fa, rosso lo sguardo
e tutto il bello della vita muore.
C’è verità e bugia nell’infingardo
che in giardino tra i gigli strappa un fiore
poi veloce nasconde la sua mano
e dice: “Hanno carpito il tulipano”.

La verità provata entro l’umano
è specchio vivo della propria essenza.
A verità risponde il seme, il grano,
i pascoli, la vigna, la semenza,
che il buono innalza quali frutto sano,
con mitezza, rispetto e riverenza.
La verità seguita dà coraggio
all’ignorante, al disagiato, al saggio.

C’è la bugia qual’io ritengo oltraggio
ed è quella del mago che assicura
di estirpare il tumore col massaggio.
E la bugia del servo, al quale: “giura,
dice il padrone, dove sta il formaggio,
la caciotta che manca?”. Ed ei “ era dura,
che se l’era mangiata, ed ammuffiva.
Giuro che l’ho buttata, ormai marciva”.

C’è la calunnia poi bugia cattiva
partorita da truci, farabutti,
che rende ragni senza più saliva,
anime secche, spiriti distrutti,
Bugia infamante che di tutto priva,
che semina sventura e miete i lutti,
che gli innocenti getta alle brutali
grinfie aguzzine e in trappole mortali.

Vera è la luce, i venti universali
che girano la ruota dei turchini.
Vero il sole, la terra, vere l’ali
sui campi e sopra gli aliti marini.
Vero è l’uomo, figura senza uguali.
Vero è il pensiero che non ha confini.
Ma verità sublime a parer mio
è la vita nell’opera di Dio.

 


Gli altri quattro finalisti

menzione speciale della giuria: Giuseppe Bellucci

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Tanti e assai vasti gli argomenti sono
quelli che il tema in sé tutti raduna,
che d’un d’essi il vagliare e farne dono
all’attento uditor, ci vuol fortuna.
Ma se l’arte m’aiuta e pure il suono
di questa voce, riterrò opportuna
la cronaca di un tale traditore
del proprio sangue e dell’erede onore.

Stenta la mano a prendere vigore
ché ripugnanza e sdegno al pari desta,
questa tragedia piena di dolore
in cui pietà per nulla è manifesta.
Ci fu uno scellerato genitore
che covando un progetto nella testa,
celava a tutti, quanto si propone :
far di sua figlia druda è sua intenzione

Quando si dice la maledizione!
Sotto lo stesso tetto coniugale,
esigendo dagli altri devozione,
della forza ascendente egli s’avvale.
Un dì assente la sposa predispone,
e con folle passion la figlia assale.
Tale ignobile padre è assai stimato
da amici, da parenti e il vicinato.

Lotta la bimba ma l’assatanato,
più non ragiona e le straccia la veste,
poi che l’acerbo fiore ebbe violato
di blandizie e minacce ora l’investe.
A quel primo rapporto consumato
altre gesta, negli anni, disoneste
l’uomo compiea. Con la consorte assente,
avea per abusar sempre un movente

Vittima di quell’orco, l’innocente,
dovea piegarsi senza fare motto;
della mestizia che tenea sovente
nulla importava al genitor corrotto.
E le voglie paterne, obbediente,
taceva e niun congiunto n’era edotto;
né alla madre, intuì, la disgraziata
valeva il dir d’essere trascurata.

Di giorno in giorno la vita angosciata
che menava tra lacrime e sospiri
senza speranza d’esser confortata,
ne riduceva i tanti suoi raggiri.
Talor dicea di stare un po’ malata,
tal’altra che d’amor sono i respiri;
invece il padre disonestamente
ne tesseva il candore con la gente.

Solo al diario, come a un consulente,
ella affidava i suoi pensieri afflitti,
e lo facea così segretamente
qual parte attiva d’orrendi delitti.
Ma una mattina ch’era tutta assente
la patria potestà, dopo descritti,
i motivi, le angosce e le intenzioni,
fu trovata al soffitto penzoloni.

Sviene la madre alle rivelazioni
riesumando un passato mai sopito,
quando pur da suo padre ebbe attenzioni
finanche dopo aver preso marito.
Del dissennato nostro le versioni
la cruda verità ha già smentito.
Perché di sì empietà resti memoria
a larghi tratti ne ho scritta la storia.

Cloris Brosca

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Tra tutti gli animali a questo mondo
solo l’uomo possiede la parola:
con il suo dir può andare nel profondo
e l’espressione sua in alto vola.
Il viver delle bestie, ora giocondo,
or crudele – qual chi si azzanni in gola –
non contempla peccato né vergogna,
né concetto di vero o di menzogna.

Invece l’uomo – se altre cose agogna
e le tace – coprir può il suo pensiero
con la bugia, che ogni cosa infogna,
come la nebbia per il buon nocchiero
– che d’arrivare presto in porto sogna –
disorienta l’andar del suo veliero;
e se chi mente ottiene convenienza
per altri c’è rimessa e sofferenza.

C’è chi è ingannato per troppa credenza,
c’è chi ha fede negli altri ciecamente,
chi, non usando appien l’intelligenza,
non se ne avvede quando altrui gli mente.
Ma è assai vile chi sfrutta l’indigenza
con il dolo e soffrire fa la gente
per ricavar profitto e tutti sanno
che anche i governanti, ahimè, lo fanno.

C’è invece poi chi lo raddrizza il danno:
senza timore di affrontar perigli
– pur se la frode vien da alto scanno –
svela la verità, porta scompigli
nei loschi affari e smaschera l’inganno;
come colui che tra scoscesi appigli,
scalando una parete aspra e tagliente,
giunga a una pura acqua di sorgente.

Ma la faccenda a volte è differente
e chi si vanta assai d’esser sincero
può produrre un effetto dirompente:
senza l’obbligo d’esser lusinghiero
neanche si può parlar crudo alla gente!
Lo stesso Freud non ne fa mistero:
chi te li sbatte in faccia i tuoi difetti
dall’inconscio ti lancia i suoi sassetti.

Se, a chi ha una brutta cera, tu gli detti
una dolce parola che gli infonda
la speranza nel cuore e lo diletti,
chi vuoi che quel tuo dire lo confonda
con un raggiro oppur con fini abietti?
Pur dal passato ci raggiunge l’onda
di chi, bene mentendo ai prepotenti,
la vittima sottrasse a quei violenti.

E adesso state tutti bene attenti:
si rischia a volte di volare in basso
se rigido è lo schema delle menti.
Se dalla verità scostano il passo
l’arte, la fantasia e i lor parenti
questa inventiva non porta sconquasso:
l’opere loro non sono bugie,
ma per l’anima cibo ed energie.

Per tanto, cari amici e amiche mie,
non c’è regola certa e unificante
a indirizzare ben le nostre vie
come stella che illumini il viandante:
ma il valutare verità e bugie
è scelta solo nostra in ogni istante
e la luce che sola sempre vale
è quella dell’Amore Universale.

Giuseppe Chiapponi

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Quest’anno l’Accademia ha stabilito
un tema veramente interessante.
S’oppone la bugia col suo partito
a quello della verità scottante.
Ma, prima, occorre venga definito
ogni significato riguardante
quella bugia con la parentela,
per non scambiarla col porta-candela.

L’oggetto ebbe una vasta clientela
nel millenovecento ed anche prima.
Ma quando col petrolio e la miscela
sconvolsero la terra col suo clima
non è bastata più d’una querela;
infatti, da Pechino fino a Lima,
l’inquinamento il mondo condiziona
dando problemi ad ogni sua persona.

Senza che s’ esca fuori dalla zona
della bugia col suo significato,
la balla o la fandonia più cialtrona
potrebbero passare in giudicato.
La ”frottola” non vale una “ciaccona”,
“villotta” viene detta in quello stato.
Ma se viene sparata una panzana,
la gente ride qualche settimana.

Riguardo un’altra frase popolana
sulla bugia con le gambe corte,
che, al posto della seta, vende lana;
confida sempre nella buona sorte.
Cita babbo natale e la befana
e la menzogna sceglie per consorte.
Con quel proverbio l’acqua minerale
sgorgava effervescente naturale.

C’è chi la chiama verità parziale
o chi racconta la bugia pietosa;
diventa anche peccato veniale
se confessato in rima oppure in prosa.
Ma quando viene scritta sul verbale
la frase si fa falsa e tendenziosa,
e si ritorce contro chi l’ha detta,
rapidamente come una saetta.

La verità invece non ha fretta,
a volte non arriva in superficie,
restando chiusa nella sua provetta,
soffre sudando le sette camicie,
o, quando, uno meno se l’aspetta,
diventa come l’araba fenice,
e quindi si trasforma immantinente
in astratto concetto evanescente.

In ogni Stato, in ogni Continente,
la verità si cerca rivelata,
per evitare al povero innocente,
una condanna quasi pronunciata.
Ne parla ai suoi ministri il Presidente
quando vuol rivoltare la frittata.
Se, poi, si fa più forte il desiderio,
allora sputa peste e vituperio.

Un giorno erano entrati da “Cruperio”,
all’osteria, per farsi una bevuta,
“Bertone”, accompagnato da Saverio.
All’altro, il primo, fece una battuta,
disse, col tono tra faceto e serio:
“una bugia tre volte ripetuta,
ben raccontata, in questa società,
diventa una crudele verità”.

Giovanni Kezich

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Poetastri di dubbia levatura
verseggiatori d’ogni rango e vaglia
estemporanei senza gran cultura
compreso qualche asino che raglia:
vénghino lor signori a dar la stura
alle ottave, a raffica o a mitraglia,
sull’argomento ognor d’attualità
delle bugie e della verità!

Nasce l’uomo con poche qualità
ma l’arte già perfetta ha del mentire
Adamo ipse la somma Autorità
fin da subito volle contraddire
e avendo già mangiato a sazietà
di quel frutto che qui non si può dire
interrogato disse: “Non ricordo,
forse dormivo, o forse sarò sordo…”

Di lui il figlio, notissimo balordo
pessima guardia fece a suo fratello
ed ebbe a dir lui pure “Non ricordo…”
dopo averlo accoppato col randello
mentre lenticchie e forse qualche tordo
bastarono a Giacobbe ed al fratello
per mettere il buon padre lor nel sacco
che, se non sbaglio, si chiamava Isacco.

E pure il re Oloferne ebbe lo smacco
da Giuditta, bugiarda e traditrice,
che se riuscì a disperdere l’attacco
lo fe’ con l’arti della meretrice…
ma leggiamo con minimo distacco
i sacri testi fino alla radice:
furbizie e frodi son, cose impossibili
infamità e molti fatti orribili.

Passiamo a’ greci men che irreprensibili
a cominciare dal geniale Ulisse
che di tranelli e frodi indiscutibili
seminò il mondo mentre che lui visse
od a’ cretesi proprio incorreggibili
mentitori, a quanto se ne disse,
ma quel che lo diceva era di Creta:
un paradosso, dalla A alla Zeta!

Veniamo all’oggi, che nessuno vieta
di dire il falso senza alcun pudore
si vende il panno come fosse seta
giurando con la mano sopra il cuore
mente il tiranno e mente anche l’atleta
mentono l’avvocato e il professore
mentono o poco o tanto le persone
mente il governo, e la televisione!

Ma in un mondo ch’è tutto un’illusione
in questo paradiso di bugie
brilla sempre là in fondo la Ragione
più forte e chiara delle porcherie:
la dirittura di ogni religione
e Quello che per sue infinite vie
manda avanti lo scaltro e l’inesperto
e protegge la barca in mare aperto.

Ecco Mosè che lo passò il deserto
con davanti la terra sua promessa
e avendo in cuore quel ch’è vero e certo
alla fine ebbe vinta la scommessa:
e se chiedete a un pensatore esperto
se vi è qualche valore che non cessa
lui vi dirà che l’uom non può far senza
quella luce ch’è in fondo alla coscienza.